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Welfare. Lavoro di cura a casa? 1 su 3 ci perde vita sociale studio

CNA su chi si sobbarca da solo assistenza anziani-minori

07-10-2011

Bologna, 7 ott. - La cura di un familiare, anziano o minore, prende moltissimo tempo, ogni giorno. E crea disagio, oltre ad inficiare le relazioni sociali per il 30% di coloro che si occupano del lavoro di cura. Lo si evince da una ricerca effettuata all'interno del sistema Cna dell'Emilia-Romagna, presentata stamane durante il convegno organizzato dalla stessa confederazione a Bologna. Lo studio si e' basato su 101 questionari ai quali hanno risposto artigiani pensionati e imprenditori associati a Cna ma anche dipendenti della confederazione. Ne risulta che il 70% degli intervistati tutti i giorni deve prendersi cura di qualcuno e che il 70% delle persone assistite e' in condizioni gravi. Di questo secondo gruppo, il 45% soffre di pesanti disabilita' psichiche. Il fatto e', che ad assisterle sono genitori e figli: per il 60% di tratta di dipendenti e lavoratori autonomi e per il restante 40% di pensionati. La maggioranza e' sempre e comunque donna. Solo il 40% del totale di coloro che hanno un familiare a carico si fanno aiutare da infermieri, assistenti, badanti, ma la maggioranza fa da solo o si rivolge ai familiari e al volontariato. Alla fine, la cura pesa per almeno 20 ore alla settimana, per la maggioranza e per piu' di 40 ore per il 40% dei soggetti intervistati. L'esempio tutto interno di Cna, pero', puo' essere replicato in tutto il territorio regionale, visto che in regione il 22,42% della popolazione e' over 65, l'11,54% e' over 75 e il 6,96% over 80, spiega la responsabile welfare di Cna, Lalla Golfarelli, che tra oggi e domani, assieme alla confederazione presenta alcune proposte per aprire il mercato della cura, anche alle imprese "responsabili".