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BOLOGNA. FIERA - TANTA MELINA, ORA NODI E RIVALITA' AL PETTINE I PUBBLICI:

REGIONE SI', SPIN OFF NO; PRIVATI NICCHIANO SU RIMINI

22-01-2008

(DIRE) Bologna, 22 gen. - Era prevedibile che la ridefinizione degli assetti azionari della Fiera si sarebbe trasformata in un vero e proprio rompicapo. Tante, forse troppe, le forze in campo chiamate a decidere sul futuro dell'expo. Anche per questo, forse, nonostante il precoce richiamo delle associazioni di categoria a rivedere in anticipo i patti parasociali (scaduti ad ottobre) e' passato un anno senza che la questione fosse affrontata. Hanno tenuto banco invece i tatticismi, intervallati dall'addio di Alfredo Cazzola che ha lasciato il board non senza recriminare sull'immobilismo in cui e' impantanato lo sviluppo della Fiera.
E adesso, nell'ora delle decisioni, i nodi sono venuti al pettine, cosi' come rivalita', aspettative ed idee diverse su come riorganizzare l'expo. D'altronde il consiglio di amministrazione, composto da 18 membri ("pletorico" lo ha definito oggi il sindaco di Bologna, Sergio Cofferati non nuovo all'invito di ridurre le poltrone del ponte di comando), e' frutto di un azionariato frazionato. Scorrendo la lista pubblicata sul sito della societa' di via Michelino si contano 20 soggetti diversi. Mettere tutti d'accordo e' un impresa dall'esito non scontato. Il grosso delle quote e' in mano ai privati, associazioni di categoria (Unindustria 8,9%, poi, tutte con un 4,45%, Ascom, Cna, Confcooperative, Confartigianato, Legacoop regionale, Confesercenti, Collegio costruttori edili di Unindustria) e investitori puri (Promotor International 4,2%, Bper 2,5%, L'Operosa 2,5%, Carimonte 2,1%, Promorest 2,1%, Fondazione cassa di Risparmio di Bologna 1,6%). Il resto e' controllato da soci pubblici (Provincia 14,9%, Comune 10,4%, Finanziaria Bologna Metropolitana 7,1%) e dalla Camera di commercio (10,4%), per circa un 43% complessivo Alle tensioni tra pubblici e privati, si sommano poi le divergenze tra le associazioni di categoria. Non tutte sono d'accordo sullo spin off, non tutte gradiscono l'alleanza con Rimini (anche questa caldeggiata dal sindaco d'accordo con viale Aldo Moro), non tutte sono disposte a dire si' alla Regione senza battere ciglio (Unindustria, nell'incontro della scorsa settimana, si dice fosse disponibile invece a non porre obiezioni).
Sullo sfondo il grande tema della riforma della governance che potrebbe significa per molti una rinuncia a sedere nel cda dell'expo. Gli industriali (che assieme ai costruttori mettono insieme oltre il 13% delle quote) e le coop "rosse" (che controllano quasi il 7% delle azioni e vorrebbero crescere ancora) hanno forse meno da temere da questa prospettiva.