Iniziative


ARROGANTE, INCONCLUDENTE, SPRECONA E PRIVA DI ETICA

GLI IMPRENDITORI BOCCIANO LA POLITICA MA NON SI ALLINEANO CON INIZIATIVE ALLA GRILLO: CINQUE PRIORITÀ  PER RIFORMARLA

16-10-2007


Comunicato Stampa

Presentati dalla CNA i risultati di un sondaggio su un campione di associati


Bologna, 16 ottobre 2007.  Fra i piccoli e medi imprenditori emiliano romagnoli non soffia il vento dell'anti-politica. Restituire fiducia nella politica è possibile, ma servono cambiamenti radicali e alcune riforme chiave. E bisogna far presto, perchè l'immagine della classe politica, risulta quanto mai deteriorata e il distacco rischia di trasformarsi in rifiuto. Così Quinto Galassi e Gabriele Morelli, rispettivamente presidente e segretario regionale della CNA Emilia Romagna, hanno descritto il clima che si respira tra gli imprenditori. A testimoniarlo è il sondaggio che (tra il 15 ed il 30 settembre) ha raccolto le opinioni di un campione di associati alla Confederazione su "Imprese, costi della politica ed etica pubblica", i cui risultati sono stati presentati questa mattina nel corso di una conferenza stampa.
Fastidio, malessere e un po' di rabbia. Questi i sentimenti che esprimono uno stato d'animo di inquietudine e profondo disagio nei confronti dell'attuale sistema politico. Fastidio, per la miriade di piccoli e grandi vantaggi e privilegi di cui godono parlamentari, politici e funzionari pubblici. Malessere, generato da un senso di impotenza verso una classe dirigente scelta dai partiti e non dagli elettori e che, sorda ad ogni domanda di cambiamento, continua imperterrita a riprodurre il proprio sistema di potere. Rabbia, per lo spreco di risorse e per l'incapacità di governare in modo trasparente, equo ed efficiente, l'azienda Italia.

Negli ultimi tempi si sono accentuati i segnali di un distacco tra amministrati ed amministratori ed è fortemente diminuita la fiducia sulla capacità di chi governa di rappresentare i cittadini. Meno di un imprenditore su 5 è risultato disponibile a riconoscere alla Pubblica Amministrazione la idoneità ad assicurare ai cittadini correttezza ed imparzialità. Alla domanda: - secondo lei quanto risultano assicurati il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione previsti dagli articoli 97 e 98 della Costituzione? il 77% ha risposto che ritiene poco o per niente assicurati gli assunti costituzionali. I più duri sono stati gli imprenditori ferraresi (93%) e quelli forlivesi e cesenati (81%). Pesante il giudizio sui costi della politica che secondo il 90,5% degli intervistati, sottraggono risorse importanti per la ripresa del sistema Italia. Ancora più decisi nel denunciare questo fenomeno, modenesi e parmensi (100%). Gli imprenditori sottolineano come i troppi vantaggi di cui godono i politici, rendano la politica priva di etica: "Si aspira alla poltrona per interessi personali, non per quelli del Paese" dice il 94%. Nella percezione degli intervistati, si riscontra un grave deterioramento dell'immagine della Pubblica Amministrazione che viene recepita, sostanzialmente, in termini di un costo da sostenere e non di fornitore di servizi certi, erogati a fronte di quanto anticipatamente versato (imposte); soprattutto risulta carente presso il campione indagato, il concetto stesso di "servizio pubblico" che l'immagine delle istituzioni dovrebbe sottendere.
In particolare si riscontra una diffidenza diffusa (più di 3 imprenditori su 4) nei confronti del personale della Pubblica Amministrazione che gli intervistati volentieri tendono a rappresentare come incline allo sfruttamento della propria posizione in termini di privilegi, indifferente alla qualità ed efficienza del servizio che deve rendere alla comunità.

Scarso senso etico: serve un'altra politica
L'immagine della classe politica, nel suo complesso, risulta ancora più deteriorata di quella istituzionale della Pubblica Amministrazione: oltre il 90% degli intervistati, vede nei costi associati alla vita politica un onere insostenibile per l'intera economia italiana. Il giudizio è stato particolarmente severo per quello che riguarda la "questione morale". Nella percezione dei piccoli e medi imprenditori latitano nella classe politica: il fondamento etico, il presupposto di volontà del bene pubblico e l'ispirazione sociale; valori che dovrebbero, al contrario, improntare la mission di chi è chiamato a governare la "res publica". Oggi, a giudizio degli intervistati, la carriera politica viene scelta non per l'ambizione di migliorare la qualità di vita dei cittadini, bensì per realizzare obiettivi di natura privata, anche quando questi dovessero prescindere da quelli generali. Una politica che ha perduto ogni senso civico. I costi imposti al sistema Paese da una classe dirigente inefficiente , che non sa assumere decisioni , costituiscono per i cittadini-imprenditori motivo di particolare esasperazione.

Cosa tagliare e dove intervenire: cinque le priorità
Ridurre drasticamente i costi della politica per restituire fiducia ai cittadini, è il messaggio chiaro che viene dagli imprenditori. Una priorità assoluta per il 93%, percentuale che sale al 100% tra gli imprenditori modenesi, riminesi e piacentini. Cambiare rotta e riformare profondamente la politica, altrimenti questa sarà rifiutata con conseguenze imprevedibili, sottolineano gli intervistati.
Cinque le principali indicazioni sulle quali si concentrano le indicazioni emerse dal sondaggio: 1) abolire gli innumerevoli privilegi, agevolazioni e benefict che la classe politica ha conferito a se stessa (più di 4 imprenditori su 5); 2) ridurre drasticamente il numero di parlamentari e consiglieri regionali (quasi 3 imprenditori su 4); 3) ridurre gli stipendi di parlamentari e consiglieri regionali, stabilendo un tetto massimo per quelli di funzionari e dirigenti ministeriali (56%); 4) porre un limite al numero dei mandati parlamentari ed attuare la riforma elettorale; 5) abolire Province, Comunità Montane e gli Enti inutili.
Il sondaggio ha teso, inoltre, ad individuare le istituzioni "colpevolizzate" come all'origine dello spreco delle pubbliche risorse, sollecitando gli imprenditori a porle in una graduatoria di responsabilità. Al primo posto nella percezione della stragrande maggioranza degli intervistati (85,2%), c'è lo Stato e i responsabili sono nell'ordine: Governo, Ministeri e Parlamento. Nei confronti della Regione e soprattutto dei Comuni, permane un rapporto di fiducia tuttora considerevole (solo il 2% degli intervistati propone tagli a questo livello istituzionale). La Provincia viene, invece, contestata da 3 imprenditori su 4; fra coloro che ne mettono in discussione l'utilità, si riscontrano atteggiamenti di peso equivalente: da una parte quelli che si accontenterebbero di ridurne almeno il numero, dall'altra quelli che vorrebbe proprio abrogarla.
Nel mirino, accanto alle Province, le Comunità Montane: quasi la metà degli intervistati propende per abolirle completamente. Due intervistati su 3 propendono per l'accorpamento di Comuni contigui in aree metropolitane.
Consenso generale per una riduzione del numero dei Consiglieri regionali. L'insofferenza degli imprenditori si è manifestata anche nei confronti di molti enti pubblici, ritenuti fonte di spreco e di interferenze amministrative; tra questi, gli enti di bonifica (che comunque hanno attraversato senza subire danni diverse proposte di soppressione). Un imprenditore su 3 ha preso di mira le ex-municipalizzate, percepite come monopoli mimetizzati che "si sono fatte persino quotare in borsa mentre impongono tariffe fuori mercato". Sotto accusa anche l'ANAS, ritenuta oltre che inutile, inefficiente e oltremodo costosa.

Una nuova legge elettorale per cambiare questa classe dirigente
Dal  sondaggio emerge la richiesta forte di un'altra politica e di una nuova classe dirigente. Perchè questo sia possibile, occorre intervenire sulla legge elettorale. Sono orientati in questa direzione più di 3 imprenditori su 4. Gli intervistati chiedono in particolare che i cittadini rientrino in possesso del diritto di poter scegliere i propri rappresentanti, abolendo le liste bloccate dai partiti.
Gli imprenditori ritengono in sostanza che la partecipazione alla vita politica e sociale sia il sale della democrazia, ma pensano altresì che questa partecipazione, sia oggi impedita dal modo di agire dei partiti, chiusi di fatto ad ogni forma di rinnovamento, legati alla protezione delle posizioni di potere acquisite.


Beppe Grillo? Una provocazione, non una soluzione
Mentre si riscontra presso gli imprenditori, una sostanziale e generalizzata adesione ad una descrizione intensamente negativa della classe politica, gli intervistati esprimono una valutazione diversificata sull'iniziativa di Beppe Grillo. In linea generale, ritengono che il comico si sia fatto portavoce di un malessere reale e generalizzato, ma che la sua proposta (comitati civici), possa rappresentare tuttalpiù una "sana provocazione", non certo una soluzione In alcuni l'indignazione, definita "populistica", di Grillo provoca diffidenza: "Ho 65 anni e ricordo benissimo fenomeni simili in passato come quelli del Partito dell'Uomo Qualunque e del Partito della Bistecca". Per altri, "Grillo dice anche cose giuste, ma la politica non si sostituisce con l'anti-politica".

Restando a disposizione per ogni ulteriore dato declinato a livello provinciale, mi è gradito porgere i più cordiali saluti.

La responsabile comunicazione
Cristina Di Gleria
(tel. 051 6099413; cell. 348 3619990)

 

 

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