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CNA Federazione Regionale Emilia Romagna

SISTEMA VIARIO ALLO SFASCIO E PER CONTRASTARE INGORGHI E DISAGI I SINDACI DELLA VIA EMILIA PENSANO DI BLOCCARE I TIR IN AUTOSTRADA. DECISIONE ASSURDA PER GLI AUTOTRASPORTATORI DELLA FITA-CNA

14-06-2005

E’ polemica su quanto dichiarato dai sindaci dei comuni  dell’asse della Via Emilia, i quali a seguito degli ultimi episodi di blocco del traffico in autostrada, hanno preannunciato interventi nei confronti dei veicoli pesanti.  In caso di ulteriori chiusure di tratti autostradali con relativo riversamento del traffico sulla viabilità ordinaria, i sindaci di Modena, Reggio Emilia, Parma e Piacenza, prenderanno in esame l’eventualità di inibire il passaggio sulle strade di loro pertinenza, ai tir, vietando loro di uscire dall’autostrada. Il tutto è stato motivato con la necessità di  evitare il peggioramento dei livelli d’inquinamento nelle aree urbane. Ma la FITA-CNA, l’Associazione cui in Emilia Romagna aderiscono 8.000 imprese di autotrasporto,  non ci sta.
E’ indubbio che l’inquinamento da traffico rappresenti un serio problema – ha commentato Giovanni Montali  segretario regionale di FITA-CNA  -
ma per cercare di gestire al meglio questo fenomeno, non possiamo agire d’impulso. Occorre non generalizzare, analizzando le ragioni ed i soggetti che causano le situazioni incriminate, valutando di  conseguenza, su chi  farne ricadere responsabilità e  costi per il non rispetto degli impegni assunti, come ad esempio la non messa in sicurezza di alcuni tratti autostradali da parte di chi le autostrade gestisce e di chi sulla viabilità dovrebbe sovrintendere, legiferando per attrezzarla, renderla sicura ed efficiente. Di certo non va in questa direzione  un ragionamento che, come quello fatto dai sindaci della via Emilia,  si limita a dire: sono i tir che inquinano, e quindi se il blocco del traffico è preventivato oltre le tre ore, bene,  li facciamo uscire; diversamente, restano chiusi in autostrada.
Molte le obiezioni che la FITA oppone a questa ipotesi. Innanzi tutto è troppo semplicistico trattare tutti i veicoli commerciali allo stesso modo; prima di assumere delibere trasversali di divieto della circolazione nelle aree urbanespiega i presidente regionale della FITA, l’imprenditore cesenate Gilberto Piraccini - sarebbe opportuno per esempio, che le Amministrazioni comunali, verificassero l’incidenza del trasporto in conto proprio sul totale del trasporto merci; scoprirebbero che, su un totale di circa 3.300.000 veicoli adibiti al trasporto merci, quelli in conto terzi, vale a dire gli autotrasportatori professionali, sono circa 500.000. Così come si potrebbe verificare che il parco veicolare del trasporto in conto proprio è certamente quello più vetusto e, quindi, quello che inquina maggiormente, per arrivare poi  a considerare quanto le percentuali di carico del conto proprio siano certamente irrisorie. Inoltre - fa rilevare il presidente della FITA - qualcuno potrebbe chiedersi quali siano realmente gli investimenti effettuati in questi ultimi anni dalle varie concessionarie autostradali per migliorarne efficienza e sicurezza, a fronte dei profitti stratosferici conseguiti .
Considerazioni possibiliprosegue Montali -
ma alle quali è certamente più semplice, almeno dal punto di vista del consenso dell’opinione pubblica, ovviare scaricando buona parte delle responsabilità sul mondo dell’autotrasporto.
In una realtà come quella italiana, che ha visto il numero dei veicoli in circolazione raggiungere ormai i 47 milioni mentre la rete infrastrutturale è rimasta la stessa da oltre 30 anni  (con una situazione ulteriormente deteriorata vista la diminuzione dei tratti realmente percorribili dai mezzi pesanti causa gli innumerevoli divieti introdotti), pensare di affrontare i problemi relativi a sicurezza, traffico e inquinamento, senza incidere sulle cause reali che ne determinano il cattivo funzionamento, significa non voler risolvere i problemi, finendo così per fare solo demagogia. Come definire in altro modo un’ipotesi che prevede di  imprigionare all’interno del tratto autostradale eventualmente chiuso,  tutti i mezzi pesanti, facendo uscire solo le autovetture?  Naturalmente non è dato sapere – questo i sindaci non lo hanno detto – chi pagherebbe le conseguenze in termini di danni per ritardi  e  mancate consegne. Di sicuro le imprese di autotrasporto.
La FITA-CNA dell’Emilia-Romagna, dunque, non ci sta e  chiede di essere coinvolta da subito e a pieno titolo, nella costituzione del tavolo istituzionale cui si intende dar vita per la gestione di questo tipo di emergenze. Secondo l’Associazione degli autotrasportatori della CNA, siamo ormai prossimi al collasso. La mobilità delle merci e delle persone in Italia è arrivata a livelli di criticità tali – dicono -  che se nell’ambito delle misure indispensabili per il rilancio della nostra economia, non si prevede un capitolo specifico che affronti in modo serio le cause di un sistema viario allo sbando, nel giro di tre- quattro anni, come ormai ipotizzato dalle più autorevoli fonti in materia ( tra cui l’Istat e lo stesso Ministero dei Trasporti) si arriverà alla paralisi completa, con buona pace della competitività del sistema paese.