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Fita-Cna: per il momento i tir non spengono i motori

Ritenuto inadeguato il documento dell'Esecutivo. Per il momento sospeso il fermo nazionale che era stato proclamato dal 21 al 25 novembre

23-11-2005

Non intendiamo mandare la categoria allo sbaraglio.
Con quest'affermazione Gilberto Piraccini, presidente dell'Unione CNA-FITA dell'Emilia Romagna, che rappresenta la maggiore Organizzazione degli autotrasportatori (8.100 imprese associate con 19.120 veicoli e 21mila addetti in regione ed oltre 40.000 imprese a livello nazionale), ha spiegato nel corso della conferenza stampa svoltasi questa mattina a Bologna, la decisione assunta nella tarda nottata - al termine dell'ennesimo incontro tra il Governo e le Associazioni di categoria - di sospendere momentaneamente il fermo di tutti i servizi di trasporto merci proclamato da tutte le Organizzazioni del trasporto a far tempo dalla mezzanotte di domenica 20 alle ore 24 di venerdì 25 novembre.
L'esito della vertenza col Governo – ha proseguito Piraccini - è davvero avvilente. Nessuna novità e soprattutto nessun segnale positivo. Sordi e ciechi rispetto all'allarme che abbiamo lanciato ormai da più di due anni sull'assurda escalation dei costi che in pratica sta rendendo impossibile far camminare i nostri automezzi. L'Esecutivo si è limitato a riproporre, in termini di risorse, quanto già concordato nel novembre 2004, esattamente un anno fa. Come se negli ultimi 12 mesi non fosse successo nulla: come se il prezzo del gasolio fosse rimasto fermo e non occorressero invece ben 80 euro in più per riempire i serbatoi rispetto a gennaio; come se pedaggi autostradali e assicurazioni non avessero subito forti rincari. Come se i costi complessivi di gestione e di fornitura dei servizi delle imprese non fossero lievitati di nove miliardi di euro rispetto ai livelli del 2003, e tutto questo non avesse determinato una situazione che sta mettendo a rischio la stessa sopravvivenza delle aziende, la cui reddittività viene stimata in quasi un meno 20% a fine anno.
Il protocollo, inoltre, ha fatto notare il presidente regionale della FITA, esclude qualsiasi intervento sulle accise per acclarati motivi comunitari, quando invece in altri Paesi europei le imposte sono state modificate negli ultimi mesi; prevede un intervento parziale sui contributi al SSN relativo ai premi assicurativi per i veicoli superiori a 115 quintali di portata con motore Euro 2 e, in materia di pedaggi autostradali, propone percentuali di recupero irrisorie. Il tutto, infine, viene subordinato a modalità da definire in seguito con le Amministrazioni interessate, che non solo dovranno dare il proprio assenso, ma anche stabilire modalità e tempi di erogazione.
Rispetto all'insipienza e inconsistenza delle proposte – ha sottolineato Giovanni Montali, segretario regionale della FITA-CNA dell'Emilia Romagna – del tutto inadeguate ad affrontare la grave crisi che l'autotrasporto sta vivendo, non potevamo avallare comportamenti che rischiano di mettere definitivamente ko l'intero comparto del trasporto su gomma (che rappresenta l'80% di tutta la merce trasportata) ed i cui effetti in Emilia Romagna sarebbero devastanti, sia per le 23.200 imprese iscritte all'Albo e per i 36.000 addetti che queste occupano, di cui 18.500 dipendenti, sia per l'intero sistema economico regionale, già provato dalla lunga fase di stagnazione. Non va dimenticato che le nostre imprese movimentano circa il 10% dei trasporti con origine e/o destinazione estera e rappresentano circa il 23% del fatturano complessivo del trasporto nazionale con un fatturato di 3.823 milioni di euro pari all'11,7% di quello nazionale che è di 32.627 milioni di euro. Dati rilevanti ai quali va aggiunto che l'autotrasporto in Emilia Romagna, concorre per il 33% al PIL regionale.
E' pertanto gravissimo che di fronte ad un protocollo del tutto inadeguato che prevede interventi diluiti in un tempo indefinito ed un elenco di impegni già assunti in passato e sempre disattesi
- hanno puntualizzato i dirigenti della FITA-CNA -
vi siano state Organizzazioni che, venendo meno agli impegni assunti con la categoria, abbiano invece deciso di sottoscrivere il documento presentato dall'Esecutivo.
Un fatto che il presidente Piraccini giudica estremamente grave, in quanto divide anziché unire la categoria e la rende più debole di fronte al mercato ed alla committenza. Un comportamento di cui le altre Organizzazioni dovranno assumersi la responsabilità e l'onere di motivarlo ai propri associati. Per quanto ci riguarda, forti del consenso ricevuto in questi mesi, non solo dai nostri associati, come ha dimostrato anche la grande partecipazione di imprese aderenti ad altre Organizzazioni alla manifestazione dei Tir Lumaca lo scorso 17 settembre, potevamo decidere di andare avanti da soli nell'effettuazione del fermo che proprio per protestare contro la latitanza del Governo, era stato indetto da tutte le Organizzazioni degli autotrasportatori.
Potevamo andare avanti certi che l'iniziativa sarebbe riuscita. Ma a quale prezzo? Probabilmente il rischio poteva essere quello di far esplodere sulle strade e sui piazzali l'esasperazione della categoria nei confronti di chi ha clamorosamente mollato; lo stato di tensione, per certi aspetti la disperazione degli autotrasportatori, avrebbe potuto determinare anche situazioni non gestibili. E questo il nostro senso di responsabilità e la nostra visione unitaria, non ce lo consentono.
Da qui la decisione di sospendere il fermo.
Va da sé – ha concluso Piraccini -
che il nostro impegno non viene meno. Lavoreremo perché la riforma dell'autotrasporto di cui si stanno approvando i decreti delegati, sia migliorata per dare maggiori garanzie alle imprese rispetto alla committenza, consentendo loro di recuperare potere contrattuale e quindi maggiori ricavi. Nel merito di quanto proposto dal Governo, vigileremo perché quelle promesse, ancorché insufficienti, almeno questa volta, si trasformino in fatti concreti.