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MODA, IL RILANCIO PASSA DA BRUXELLES.

Un piano Ue per tutelare il settore e spingere l’innovazione. Le pmi del tessile di Federmoda-CNA inviano al Parlamento europeo le richieste del comparto.

05-05-2005

Puntare sull'innovazione non tecnologica e dare sostegno alle piccole e micro imprese della subfornitura, in particolar modo a quelle femminili. E poi obbligatorietà del marchio di, origine e maggiori controlli alle dogane. Sono queste alcune delle misure immediate che il mondo della moda italiano, attraverso Federmoda CNA, chiede a Bruxelles per salvare la filiera del tessile-abbigliamento-calzature.
Il grido di aiuto delle imprese europee della moda, infatti, con le italiane e le francesi in prima fila, continua a essere forte e chiaro.
E l'Ue, pur con tempi tecnici molto lontani dalle urgenze del settore, invaso quest'anno dalle merci cinesi e asiatiche dopo l'apertura totale delle frontiere e la cancellazione, delle quote, cerca di muoversi. È in preparazione, infatti, un documento propedeutico all'adozione futura di un possibile regolamento in difesa del settore Tac, tessile-abbigliamento-calzature. Per ora si tratta solo di un parere a cui sta lavorando Joan Calabuig della commissione per l'industria, di cui però dovrà tenere conto la Commissione europea. Per questo Federmoda CNA ha presentato a un gruppo di euro parlamentari italiani una serie di emendamenti da proporre alla Commissione stessa.
Una proposta di interventi immediati propedeutici alle misure che dovranno essere individuate per il medio e lungo termine e di cui necessita il settore.
Si invita a chiedere alla Commissione europea misure a sostegno dell'innovazione non tecnologica, spiega Antonio Franceschini di Federmoda CNA presente a Bruxelles nei giorni scorsi, e si segnala l'esigenza di tener conto del contributo dato dalle imprese di subfornitura per la messa in produzione e industrializzazione delle collezioni.
Federmoda CNA, inoltre, torna a sottolineare le esigenze rappresentate dalle imprese italiane ormai da anni.
Abbiamo chiesto alla Commissione di introdurre alle dogane comunitarie particolari controlli utili a individuare prodotti recanti false dichiarazioni d'origine o in violazione delle norme sulla tutela del marchio, aggiunge Franceschini.
La questione del marchio d'origine, del resto sta molto a cuore al mondo del Made in Italy. Non a caso Federmoda, insieme con le altre associazioni, continua a marcare stretto la Commissione per far sì che con il mese di giugno si dia avvio alle pratiche per l'istituzione di un regolamento sulla faccenda. L'allarme, infine, rimane molto alto sul fronte invadenza merci cinesi dopo la scadenza dell'accordo Multifibre con le relative quote all'ingresso nel mercato europeo. Biancheria, magliette, camice, vestiario, giacche a vento made in China, solo per fare alcuni esempi, si apprestano infatti a inondare il mercato Ue con la stessa violenza di uno tsunami.
Le domande di import nei primi mesi dell'anno continuano a salire anche con cifre e tre zeri.
La Commissione, dal canto suo, ha deciso di adottare una procedura standard per l'attivazione delle clausole di salvaguardia, con un monitoraggio della situazione che dovrebbe concludersi ad agosto.
Poi partiranno le trattative con Pechino per calmierare l'export cinese verso l'Ue.
È per questo, conclude Franceschini,
che almeno la lotta alla contraffazione e una seria possibilità di distinguere questi prodotti con il marchio di origine vanno adottate immediatamente.