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Osservatorio economico Cna: a Reggio prevale l'incertezza

I dati previsti per il primo trimestre del 2004 confermano la prudenza di artigiani e pmi

02-03-2004

Sono stati pubblicati i risultati dell'ultima indagine dell'Osservatorio economico congiunturale della CNA di Reggio Emilia che rileva ogni tre mesi l'andamento dell'artigianato e della piccola impresa in base ad alcuni essenziali indicatori economici su un campione rappresentativo di imprese appartenenti ai principali settori manifatturieri: Costruzioni, Metalmeccanica, Abbigliamento, Legno e Chimica Plastica.
Nell'ultimo trimestre del 2003 l'andamento complessivo dell'artigianato provinciale nei settori interessati dall'indagine ha continuato a manifestare una situazione di profonda incertezza, anche se su livelli di maggior stabilità rispetto al trimestre precedente per ordini e fatturato, soprattutto nella Metalmeccanica e nel Legno, con un leggero aumento anche nel settore delle Costruzioni e una leggera flessione nel settore Abbigliamento.
Sostanzialmente stabili anche i livelli occupazionali sebbene con situazioni differenziate nei vari comparti (ancora in calo, purtroppo, nell'Abbigliamento, in leggerissimo incremento nel settore Meccanica e nelle Costruzioni).
In flessione si è confermato l'andamento degli ordini e della domanda provenienti dall'estero seguendo un trend non positivo che era già stato a suo tempo evidenziato per la provincia di Reggio nella sua complessità da una rilevazione di Unioncamere relativa ai primi nove mesi del 2003.
L'anno si è quindi definitivamente chiuso anche per l'artigianato reggiano con un bilancio non positivo del ciclo economico, dal quale hanno subito conseguenze rilevanti anche settori trainanti come quello metalmeccanico che in altri momenti aveva saputo reggere molto meglio alla congiuntura sfavorevole dei mercati.
Per quanto riguarda le previsioni degli operatori fatte nel mese di gennaio e relative ai primi tre mesi del 2004 esse evidenziano aspettative di un miglioramento molto modesto della situazione con qualche incremento in termini di ordini, fatturato e occupazione ma sempre in un contesto generale connotato ancora da grande prudenza e qualche preoccupazione; anzi la comparazione storica con le previsioni fatte per il primo trimestre negli anni scorsi evidenzia che gli imprenditori intervistati si sono fatti più cauti e risultano meno ottimisti anche sul piano previsionale.
Aspettative migliori per ordini e fatturato provengono dal settore Chimica plastica e un leggero aumento da parte di Legno, Metalmeccanica e Costruzioni, mentre ancora segno negativo portano quelle relative all'Abbigliamento. Settore rispetto al quale, in questi giorni, si segnala positivamente una crescita di attenzione anche da parte dell'Unione Europea che è scesa in campo con una risoluzione tesa a definire un programma comunitario dotato di mezzi adeguati per attuare misure di controllo contro le contraffazioni, riformare i meccanismi di tutela commerciale del Made in Italy, destinare fondi per la riqualificazione delle aziende.
Le aziende esportatrici si attendono un discreto aumento della domanda proveniente dai clienti esteri.
Nello stesso tempo si manifestano tuttavia altri segnali non positivi: si è registrata infatti una chiara tendenza all'allargamento dei tempi di pagamento con effetti negativi sul piano della liquidità.
Non molto incoraggianti risultano i segnali provenienti dal fronte degli investimenti, quantomeno sul breve periodo: se da un lato infatti è abbastanza in linea con i trimestri precedenti il numero complessivo di imprese che ha effettuato investimenti è altrettanto vero che si è ridotta sensibilmente, rispetto al trend degli ultimi due anni, la loro entità media con un rallentamento di quelli finalizzati direttamente ad ammodernamenti e innovazione tecnologica e un aumento dei prestiti per liquidità.
Una situazione complessa dell'artigianato manifatturiero provinciale nella quale, in buona sostanza, ancora si naviga a vista a causa anche delle carenze di materia di politica economica per lo sviluppo e innovazione delle piccole imprese da parte dello stato centrale e di un possibile irrigidimento del sistema creditizio nei confronti delle PMI, che rischiano di pagare impropriamente una parte del conto derivante dal disastri di alcuni grandi gruppi economici (Parmalat e non solo) e dalle distorsioni di un mercato finanziario poco trasparente che sta compromettendo fortemente la credibilità del sistema paese sul piano internazionale