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L'IMPRESA ITALIA E' ARTIGIANA AL 33%.

La fotografia del settore emerge da una ricerca dell'Istituto Tagliacarne sul quadro economico

06-02-2004

La ricerca dell'Istituto Tagliacarne conferma il rilevante peso dell'artigianato sull'economia italiana ed europea. Restano comunque i problemi legati alla disomogeneità territoriale e alla mancanza di politiche strutturali a sostegno del comparto.
Da questa rilevazione si dimostra la strutturalità dell'artigianato nell'economia italiana - commenta Gian Carlo Sangalli Segretario Generale CNA e Presidente dell'Istituto Tagliacarne - tuttavia  si evidenziano per le microimprese artigiane problemi di relazioni con i territori, necessità di collegamento con la ricerca e anche l'importanza della costruzione di reti tra imprese in grado di supplire i vincoli di una dimensione aziendale eccessivamente ridotta. Secondo Sangalli, quindi, è necessario creare sinergie positive a livello locale.
Diventa sempre più strategico per l'artigianato il rapporto con le istituzioni territoriali, a partire dalle camere di commercio e il ruolo delle associazioni di categoria. E' dall'alleanza fra imprese artigiane e territorio che può scaturire la sfida dell'impresa minore nell'era della globalizzazione.  

Una impresa su tre in Italia è artigiana. E l'artigianato occupa circa 3 milioni di persone contribuendo alla produzione del Pil nazionale per il 10,6%. E' questa la fotografia del comparto effettuata dall'Istituto Tagliacarne nella ricerca Il quadro economico dell'artigianato. Lo studio, illustrato da Gian Carlo Sanagalli, presidente dell'Istituto Tagliacarne, è stato presentato a Unioncamere nel corso di un seminario sui lavori preparatori dell'Assise degli amministratori camerali dell'artigianato ed elaborato in base a dati Istat e Movimprese. Secondo la ricerca anche in Europa in peso dell'artigianato è molto forte: le imprese artigiane sono 5 milioni sui 20 complessivi (il 25% delle imprese extragricole), finora non correttamente classificate a causa di una mancata omogeneità dei dati statistici dovuti alle diverse legislazioni.

NUMERI DELL'ARTIGIANATO IN ITALIA

Secondo l'indagine l'artigianato italiano occupa nel complesso circa 3 milioni di persone (pari a un quinto dei lavoratori che operano nel settore privato). Il numero delle aziende registrate presso le cciaa è pari, nel 2002, a un milione e 417mila unità, rappresentando il 28,6% di tutte le aziende italiane e circa il 35,5% delle imprese extra-agricole. Nel 1999 il valore aggiunto generato da tutti i settori dell'artigianato ha raggiunto e superato i 107 miliardi di euro pari al 10,6% dell'intero Pil nello stesso periodo, mentre le esportazioni del comparto hanno registrato, nel 2000, il valore complessivo di 43 miliardi di euro pari al 16,6% del totale delle esportazioni nazionali.

IL RUOLO DELL'ARTIGIANATO NELLE REGIONI

La presenza delle imprese artigiane sul territorio risulta mediamente più bassa nel Mezzogiorno rispetto al Centro- Nord. Si osserva, infatti, che a fronte di valori mediamente compresi tra il 36% ed il 43% (guidano le Marche e l'Emilia Romagna, rispettivamente con il 42,7% e il 41,5%;  chiude la Liguria col 35,8%), nel Sud si registrano valori compresi tra il 21% della Campania ed il 38,8% del Molise. Particolarmente interessante il dato del Lazio (31,8%) che si distacca nettamente dal panorama medio delle regioni centrali, probabilmente a causa del preponderante peso detenuto dalla capitale nel settore dei servizi (soprattutto dalla Pa).

L'OCCUPAZIONE

L'occupazione dell'artigianato non presenta il dualismo Centro-Nord. Nella graduatoria regionale troviamo, infatti, tra le regioni a più alta incidenza di occupati nell'artigianato il Molise, la Puglia,la Basilicata e la Sardegna. Le regioni con alta incidenza di aziende artigiane come il Piemonte, il Trentino Alto Adige e l'Emilia Romagna presentano, invece, valori più modesti di occupazione, posizionandosi in una fascia intermedia (Emilia R. e Trentino A.A.) o addirittura bassa (Piemonte). La spiegazione di questi dati potrebbe essere ricercata nella coesistenza, come anche in Lombardia, di una elevata numerosità di micro e piccole imprese artigiane e di grandi imprese che assorbono quote consistenti di occupazione.

INTERNAZIONALIZZAZIONE 

Ad esportare nel mondo sono circa 450.000 imprese artigiane (dati del 2000). Il valore delle esportazioni complessive (230.902 milioni di euro su un totale nazionale di 259.573 milioni di euro) è collocato nel Centro Nord. Una area, secondo la ricerca, che assorbe anche  quasi il 91% delle vendite del comparto artigiano. E' la Lombardia a esportare di più (24,75%) precedendo il Veneto (16,5%), la Toscana e l'Emilia Romagna (10%). Scendendo al Sud si arriva allo 0,2-0,3% di Calabria, Molise Basilicata. Le isole, invece, fanno caso a se con un 8% del totale dell'export artigiano e il 2,4% del export globale Italia. In sostanza al Sud, isole a parte, esiste una scarsa propensione a esportare, proprio perché si tratta di imprese familiari i cui mercati di sbocco si esauriscono in abito regionale. Secondo lo studio, infatti, ad essere avvantaggiate sono le imprese che godono di agevolazioni finanziarie e assicurative, di servizi reali e incentivi, ossia proprio le aziende del Centro-Nord.