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CNA NAZIONALE

FEDERALISMO OK SE PORTA LA STABILITA'.Per la pmi la riforma deve garantire più programmazione.Il Vicepresidente Nazionale e Presidente CNA Regionale Emilia Romagna Galassi, servono anche norme chiare e maggiore semplificazione.

21-11-2003

Stabilit� istituzionale per garantire politiche in grado di programmare lo sviluppo economico. E' questa la richiesta del mondo delle piccole imprese in tema di riforma dell'ordinamento della repubblica. Il disegno di legge in materia presentato dalla maggioranza, infatti, � in questi giorni oggetto di audizione proprio da parte delle associazioni produttive. Senato federale, riduzione del numero dei parlamentari, modifica della composizione della Corte costituzionale, il riassetto complessivo della forma di stato e un ulteriore passo avanti verso il federalismo, questi i contenuti della riforma.
Le piccole imprese avvertono la necessit� di accelerare il processo di ammodernamento delle istituzioni e di rafforzamento della competitivit� che viene garantita solo da un'efficace funzionamento delle istituzioni - spiega Quinto Galassi vice presidente della Cna -� in questa logica la Cna, auspica che il disegno di legge possa garantire un equilibrio fra tutti i poteri dello stato ed essere il frutto condiviso di tutte le istanze sociali, politiche ed istituzionali.
Occorre, per�, secondo l'associazione, anche per evitare le insidie del passaggio ad un sistema federale. Alla base del ddl � infatti il definitivo completamento della riforma sulla forma di Stato, avviata con la riforma del Titolo V della Costituzione. Obiettivo del disegno di legge � anche dare stabilit� costituzionale con una forma di governo basata sul diritto degli elettori di scegliere, non solo un candidato ed un partito, ma anche una coalizione, un programma di governo ed un candidato alla carica di primo ministro. La chiave di lettura da parte del mondo dell'impresa �, ovviamente, di carattere economico.
La questione pi� scottante - spiega Galassi Oggi, secondo l'associazione artigiana, ci troviamo di fronte ad un passaggio brusco da un sistema accentrato ad uno decentrato, che afferma forse troppo confusamente, la ripartizione di attribuzioni, senza stabilire regole certe nel rispetto dei principi di decentramento dei poteri, ma anche di unitariet� e coordinamento dell'intero quadro costituzionale.
In questo senso la proposta di riforma costituzionale, che individua nel senato federale e nel principio di interesse nazionale della Repubblica un momento forte di composizione di interessi - spiega Galassi-� pu� rappresentare un ragionevole passo in avanti.
La riforma, secondo la Cna, dovrebbe essere anche improntata ai principi di semplificazione e modernizzazione, e tesa alla valorizzazione delle autonomie sociali e delle autonomie funzionali (Camere Commercio, Universit�) che rappresentano le imprese nel territorio.
Sono necessari - dice Galassi - chiarezza di competenze, possibilit� di operare con norme che rispettino gli stessi principi e soprattutto non appesantiscano la parte burocratica a carico delle imprese. Discorso a parte merita la questione del federalismo fiscale. Qualsiasi riforma costituzionale in senso federalista� - spiega Galassi - deve porsi concretamente la questione del federalismo fiscale, che per la Cna dovrebbe essere attuato sulla base del principio del beneficio e della contro prestazione, lasciando a livello statale la gestione delle imposte basate sulla capacit� contributiva dei cittadini e delle imprese. Ci�, per�, deve avvenire con una legislazione tributaria che non complichi la vita delle imprese e che cio� le semplificazioni tributarie realizzate a livello del fisco statale, non vengano vanificate da una pluralit� di obbligazioni tributarie locali.
- � l'attribuzione di poteri esclusivi alle Regioni in maniera direttamente collegata all'esercizio delle attivit� economiche. Infatti, le preoccupazioni che abbiamo pi� volte espresso si legano anche alle incertezze apportate dalla modifica del titolo V della Costituzione, sul tema della legislazione concorrente. Incertezze che sono gi� state fonte di discussione ed hanno provocato un contenzioso costituzionale tra Stato e Regioni.


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