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Assomeccanica-CNA della Emilia Romagna

PMI: la CNA dice No alle integrazioni contrattuali proposte dalla FIOM-CGIL

24-07-2003

Le piccole e medie imprese dell’Emilia Romagna non devono sottoscrivere le piattaforme aziendali proposte dalla FIOM-CGIL. E’ questa la posizione espressa da ASSOMECCANICA-CNA che associa in regione 1.400 pmi sulle complessive 7.000. Il motivo lo spiega il presidente regionale di ASSOMECCANICA e del Comitato Piccola Industria, Dante Zaccarelli, contitolare di un’azienda a Castel d’Argile in provincia di Bologna. Non condividiamo il metodo arcaico che sta attuando FIOM-CGIL con la proclamazione di scioperi nelle imprese del comparto metalmeccanico industriale per forzare la firma di pre-accordi che invaliderebbero una contrattazione, per altro, appena conclusa. Non c’è bisogno di inasprire la conflittualità in aziende che hanno saputo in questi anni coniugare benessere sociale e competitività. La conflittualità esasperata e non fisiologica non è compatibile con la competitività. E le nostre imprese, hanno bisogno, di un modello di relazioni sindacali che consenta loro di non perdere competitività. Gli scarsi risultati ottenuti fino ad ora da queste azioni dovrebbero fare riflettere FIOM, che la strada da perseguire è un’altra, è quella della collaborazione nel rispetto dei reciproci ruoli e a favore del benessere complessivo.
Secondo ASSOMECCANICA - CNA dell’Emilia Romagna, è tempo di aprire una stagione di dialogo a partire dal livello nazionale, attuando una verifica del modello contrattuale nell’artigianato ed aprendo un tavolo che porti alla firma di un contratto della piccola industria nel settore meccanico che veda protagoniste tutte le Associazioni che rappresentano le pmi. Il 20% delle imprese associate ad ASSOMECCANICA-CNA è costituito da piccole imprese, con una media aziendale di 16 addetti ed un’occupazione complessiva di oltre 22.000 dipendenti solo in Emilia Romagna.
Sono numeri importanti che, sommati a quelli del resto d’Italia, giustificano la presenza di CNA ad un tavolo nazionale di contrattazione nella piccola industria. “Ci sembra quindi paradossale – osserva ancora Dante Zaccarelli - l’atteggiamento di FIOM - CGIL che, mentre rifiuta di sedersi ad un tavolo contrattuale, naturalmente insieme alle altre organizzazioni sindacali, per consentirci di rappresentare, attraverso la firma di un contratto di lavoro, migliaia di imprese associate, propone alle singole imprese, di firmare pre - accordi  aziendali che sconfessino il rinnovo dei contratti siglati da Federmeccanica e Confapi con FIM –CISL e UILM-UIL.
In assenza di un contratto che rappresenti gli interessi e le caratteristiche peculiari delle nostre piccole imprese – prosegue Zaccarelli - non possiamo che invitare i nostri associati a non aderire alle richieste di FIOM e attendiamo, invece che, come abbiamo proposto più volte si apra una trattativa nazionale che consenta alle nostre imprese di essere rappresentate nella contrattazione.
La situazione economica nel settore metalmeccanico emiliano romagnolo sta mostrando da diversi mesi il segno inequivocabile della recessione. Il portafoglio ordini non occupa che poche settimane di lavoro, la sempre più esigua redditività delle lavorazioni sta erodendo quei margini aziendali che da sempre hanno generato investimenti in uomini e tecnologie.
Oggi, il modello industriale che ha consentito i positivi risultati degli ultimi decenni – evidenzia il segretario regionale delle imprese meccanica e della piccola industria della CNA, Paolo Preti - è in crisi: la forte competitività generata dal nostro sistema produttivo, grazie all’elevato grado di competenze acquisite, non è sufficiente da sola a mantenere alimentato un sistema che fa della subfornitura, della suddivisione delle lavorazioni, della esternalizzazione alle filiere, il cardine del sistema produttivo. Migliaia di imprese, proprio quelle della subfornitura, debbono oggi temere la concorrenza di aree geografiche dove il costo del lavoro è un decimo del nostro, soprattutto in quelle lavorazioni a basso valore aggiunto che ancora caratterizzano buona parte delle lavorazioni meccaniche. E’ un film già visto anche nella nostra regione nel settore della moda con la perdita di grandi fette di quel sistema produttivo in particolare sulla fascia bassa, ma non solo.
L’ Emilia Romagna si colloca ai livelli più alti in Italia in termini di costo del lavoro, nell’artigianato in particolare, ma anche nella piccola industria e mentre siamo consapevoli che non è possibile rincorrere la concorrenza dei paesi in via di sviluppo dal punto di vista dei costi del lavoro – conclude Preti - sappiamo anche che la priorità dei soggetti economici è quella di come traghettare questo sistema verso un modello dove la competitività dei distretti riacquisti valore proprio grazie alla dilatazione dei propri confini, in particolare delle piccole imprese che contribuiscono enormemente al benessere sociale ed economico in questa regione. Diversamente, perdurando queste condizioni non sarà più possibile attuare quella politica di redistribuzione del reddito, che grazie anche alle intense relazioni sindacali, ha contribuito a fare dell’Emilia Romagna, un’area a benessere diffuso che si colloca fra le prime in Europa.