Indagini congiunturali


Comitato Giovani Imprenditori. VECCHIA PENSIONE ADDIO: E’ INADEGUATA E NON GARANTISCE ALCUN FUTURO

Nel corso del Forum Annuale in programma oggi a Bologna i Giovani Imprenditori CNA discutono di previdenza integrativa. Un sondaggio effettuato su un ampio campione evidenzia come gli imprenditori fra i 25 e i 40 anni, siano convinti che la pensione che matureranno non sarà in grado di soddisfare le loro future esigenze economiche e debba quindi essere “arrotondata” con forme di investimento personale; tuttavia si mostrano ancora scettici sul rendimento e l’equità dei prodotti offerti dal mercato bancario e assicurativo.

25-10-2005

Riuscire a mantenere un adeguato livello di reddito durante la vecchiaia e al tempo stesso contenere la spesa previdenziale, che ormai rappresenta più della metà della spesa sociale complessiva. E’ questa la sfida che l’Italia (e l’Europa) è chiamata ad affrontare, mettendo in campo riforme in grado di realizzare contemporaneamente obiettivi di adeguatezza e di sostenibilità, in presenza di dinamiche demografiche che nei prossimi decenni, porteranno ad una forte crescita della popolazione in pensione rispetto a quella attiva. 
Così, il presidente regionale dei Giovani Imprenditori CNA dell’Emilia Romagna, Andrea Foschi, ha presentato la scelta del tema al centro del Forum Annuale in programma alle ore 17,30 a Bologna presso l’Hotel & Meeting Centegross.
L’innalzamento della vita media della popolazione ha provocato un sempre maggior prelievo di denaro a fronte di un minor gettito in entrata; tanto che, se prima degli anni 90, le pensioni spesso superavano l’80% dell’ultimo stipendio, oggi si sono assestate a circa il 65% per scendere drasticamente, fra una trentina di anni, secondo alcune stime, a circa un terzo dell’ultima retribuzione assoggettata a contributi. I più penalizzati da questa perdita di valore della pensione obbligatoria sono indubbiamente i più giovani, sempre in maggiore difficoltà a sostenere lo sforzo contributivo necessario non solo per pensare adeguatamente a se stessi, ma anche per garantire le risorse utili ai trattamenti pensionistici in essere.
Da qui, il delinearsi di soluzioni secondo cui i futuri sistemi di sicurezza sociale possano lasciare sempre più spazio a forme di previdenza complementare (fondi pensione) e risparmio individuale (polizze assicurative) da affiancare a quella obbligatoria, integrandone l’entità economica.
Per conoscere opinioni e comportamenti sulla previdenza integrativa da parte degli imprenditori la cui età va dai 25 ai 40 anni, il Gruppo Giovani della CNA dell’Emilia Romagna, ha commissionato all’Istituto di Ricerche Marketing Freni di Firenze un sondaggio, effettuato tra l’8 ed il 23 settembre 2005, su di un campione di 416 imprenditori, associati e non associati.. La CNA ne  associa 37.135; di questi il 75% è  costituito da maschi ed il 25% da donne. La stragrande maggioranza si colloca nella fascia di età compresa tra i 30 ed i 39 anni (73,3%), ma un significativo 18,6% ha un’età inferiore ai 29 anni. Le province con la presenza più alta sono Bologna e Modena (21%), seguite da Reggio Emilia (15%) e Forlì-Cesena (11%). Presenti soprattutto nei settori delle costruzioni, riparazioni, trasporti, comunicazioni e produzioni meccaniche, i giovani imprenditori sono in forte crescita: + 1,18% nell’ultimo semestre; protagonisti di questo trend, soprattutto gli stranieri (+8,11) e le donne (+1,66). L’incremento si registra soprattutto nelle province di Rimini (6,21%), Parma (+3,11%) e Ferrara +2,68%).

Previdenza obbligatoria inadeguata,  non garantisce più alcun futuro
Dall’indagine emerge che tra i giovani imprenditori c’è una certa consapevolezza sull’esigenza di crearsi un reddito supplementare rispetto a quello messo a disposizione dalla previdenza obbligatoria, una scelta che ritengono ineluttabile a causa del rendimento del tutto inadeguato a coprire anche i bisogni più elementari.
La pensione  di vecchiaia erogata dall’INPS è assolutamente inadeguata; solo investendo almeno una quota di risparmio in un sistema di pensione integrativa, diventa possibile disporre di un reddito sufficiente per mantenere un tenore di vita decoroso al termine dell’attività lavorativa.
E’ questa l’opinione dominante tra gli intervistati. Tuttavia,  la macchina fatica a mettersi in moto. Molti mostrano una conoscenza ancora poco approfondita sulla propria situazione contributiva e sulle opportunità offerte dal sistema di previdenza integrativa; stentano ad avvalersi delle forme di previdenza complementare; diversi i motivi: un reddito che deve ancora “assestarsi” in conseguenza dei pochi anni di vita di molte aziende e degli investimenti notevoli effettuati per avviare l’attività.  Permangono inoltre, molti dubbi sulla convenienza dei vari prodotti bancari e assicurativi offerti dal mercato,  sia dal punto di vista fiscale che del rendimento effettivo. La ricerca rileva che i giovani imprenditori, anche a seconda delle diverse fasce di età, esprimono attese ed atteggiamenti diversificati. Tutti, indistintamente, sono convinti che la pensione che matureranno non sarà in grado di soddisfare le loro future esigenze economiche e quindi sanno di doverla arrotondare.

Previdenti, Diffidenti, Distratti: tre vision diverse
Dal sondaggio, in base a opinioni e atteggiamenti, i soggetti intervistati , possono essere suddivisi in tre gruppi: previdenti, diffidenti e distratti. I previdenti ( il 29% degli intervistati), sono un po’ le formichine del campione, convinti che sia venuto il tempo di non rinviare più a domani quello che si può fare oggi dicendosi:  per ripararsi dalla pioggia è meglio comprarsi da subito un ombrello. I previdenti  hanno la maggior anzianità contributiva e sono quelli che si mostrano  più critici sul sistema degli sgravi fiscali che dovrebbero incentivare lo spostamento del risparmio nella previdenza complementare, mentre, quasi all’unanimità ne sostengono l’indispensabilità. In questo gruppo, al momento dell’intervista, 3 imprenditori su 4 avevano in corso una polizza di pensione integrativa, un ulteriore 8% pensava di sottoscriverla, il 5 % ha stipulato ma non ha più in corso alcuna polizza. I diffidenti (43%), sono gli scettici, quelli che tendono a pensare: il rendimento dei miei risparmi è troppo basso, conviene di più investire altrove. È il gruppo più consistente e tende ad esprimere una valutazione decisamente critica del sistema di pensione complementare; in particolare c’è la propensione a percepire l’onere della polizza in termini di una nuova forma di imposizione fiscale (a favore di banche ed assicurazioni) piuttosto che di investimento. Al momento dell’intervista, tra i diffidenti, il 41% aveva in corso una polizza di previdenza complementare; circa il 5% aveva interrotto la polizza dopo averla sottoscritta, ed un ulteriore 7% pensava di poterne sottoscrivere una. Quasi la metà di questo gruppo respinge la prospettiva di sottoscrivere una polizza di pensione. I distratti (28%), sono i temporeggiatori, quelli cioè che, pur consapevoli dell’importanza di una pensione integrativa, al momento si dicono: senz’altro lo farò, ma è ancora presto, e poi ci sono altre spese. Sono quindi, in realtà, imprenditori piuttosto disponibili nei confronti della pensione complementare, anche se ne avvertono in minor grado l’urgenza e la necessità  immediata; risultano soprattutto meno informati. Sono comunque più giovani rispetto agli altri gruppi: più della metà si concentra nella fascia d’età fino a 35 anni (contro il 39% del gruppo previdenti). Si tratta anche di titolari di aziende mediamente più piccole (in termini di fatturato e di numero di dipendenti). Più della metà (55%) degli imprenditori collocati nel gruppo dei distratti, al momento dell’intervista aveva in corso una polizza di pensione integrativa, il 4% aveva stipulato in precedenza, ma poi ha interrotto, mentre il 16% pensa di stipulare una polizza.

Investimento e sicurezza i motivi per cui si sottoscrive una polizza
Magre risultano le aspettative degli imprenditori per la pensione di vecchiaia che li attende. Le attese degli intervistati sembrano comunque corrispondere a tre fasce distinte: circa  il 40% prevede un trattamento economico che non supera il 30% dell’attuale reddito; un altro 30% si aspetta di ricevere una pensione di vecchiaia corrispondente dal 40 al 50% di quanto guadagna attualmente; il restante 30% si aspetta una pensione che corrisponde ad almeno il 50% del reddito attuale. In sostanza le esigenze superano ampiamente le disponibilità future previste. Con l’età cresce la propensione ad integrare la pensione; il 55% del campione dichiara di aver sottoscritto una polizza integrativa, la percentuale cresce fino all’80% fra i previdenti e tra coloro che si trovano nella fascia di età tra i 31 e i 39 anni. Coloro che sottoscrivono una polizza assicurativa dichiarano di averlo fatto (61%) per un investimento nel risparmio e per il 28% per una maggiore sicurezza per il nucleo familiare. Solo 1 intervistato su 10 ha motivato la scelta con le detrazioni fiscali riservate a questa forma di investimento. Coloro che non hanno sottoscritto alcuna polizza o vi hanno rinunciato,  lo hanno fatto dichiarando di considerare più redditizie altre forme di investimento quali il mattone o i prodotti finanziari.  Alcuni intervistati hanno motivato la scelta di non acquisire polizze perché ancora troppo presto, mentre 1 su 5 ha esplicitamente ammesso di diffidare dei gestori dei fondi ed uno 1 su 7, soprattutto in età attorno ai 30 anni, ha ammesso una mancanza di liquidità. Relativamente alla scelta del tipo di polizza, le preferenze convergono ampiamente sulla polizza vita con forme previdenziali (oltre il 60%); minori consensi per l’assicurazione sulla vita e l’assicurazione di tipo misto.

La pensione obbligatoria va integrata, ma i fondi pensione convincono poco.
Oltre il 70% degli intervistati è consapevole di doversi creare un reddito supplementare, ma esprime forti perplessità sulla convenienza dei prodotti e sulla competenza dei promotori.  Una certa difficoltà nel muoversi è creata dal sistema legislativo, il cui assetto complesso è conosciuto da un imprenditore su 5. La situazione migliora di poco per quello che riguarda la conoscenza della propria situazione pensionistica e dei contributi versati; meno del 40% degli intervistati si è dichiarato informato. Per saperne di più si rivolgono soprattutto all’INPS ed alle Associazioni di categoria, considerati canali di informazione privilegiati rispetto a commercialisti e consulenti; una volta presa la decisione di investire nel risparmio, nella scelta dell’assicurazione-previdenza si rivolgono ad assicurazioni e banche assicurazioni; oppure chiedono consiglio al commercialista o si affidano al passaparola di amici e conoscenti. In questa situazione di generalizzata scarsa informazione, le decisioni risentono più facilmente dell’influenza degli  interlocutori considerati più attendibili.  La ancora non elevata propensione ad investimenti nei fondi pensione, da parte dei giovani imprenditori, è un atteggiamento che sembra confermare il quadro emerso dalla fotografia scattata dall’autorità di vigilanza, la Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione),  secondo cui tra iscritti a vecchi e nuovi fondi, l’intero settore alla fine del 2003 contava poco più di due milioni di aderenti per un ammontare di risorse di circa 36 miliardi di euro, dimensioni molto modeste, appena il 2% del Pil, rispetto a quelle di altri Paesi.
Risulta evidente - sottolinea il presidente de Gruppo Giovani Imprenditori CNA dell’Emilia Romagna - che esiste un ampio spazio di mercato per la raccolta di fondi in ambito previdenziale; è altrettanto chiaro, però, che servono una comunicazione non generica ma centrata sulla situazione previdenziale effettiva dell’interlocutore in termini di contribuzione e di rendimento; certezze sugli eventuali vantaggi in termini di detrazioni fiscali e l’instaurarsi di un rapporto fiduciario con banche e assicurazioni.

 

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