TrendER


La rilevazione dell'Osservatorio CNA. Mentre si parla di primi segnali di ripresa i dati di TrendER per i primi tre mesi 2013 evidenziano il persistere della crisi.

Comunicato stampa del 29 agosto 2013. Prosegue il quadro negativo: fatturato in calo e crollo degli investimenti. Solo l'export registra una netta ripresa. Video intervista al Segretario Gabriele Morelli; collegamento alla relativa pagina di Telesanterno contenente l'articolo del 4 settembre e il video.

29-08-2013

Bologna, 29 agosto 2013. L’andamento congiunturale del primo trimestre 2013 è decisamente negativo: giù fatturato e investimenti. E’ quanto emerge dall’analisi dei bilanci di 5.040 piccole imprese effettuata da Istat per l’Osservatorio congiunturale TrendER, realizzato da CNA Emilia Romagna e dalla Federazione Banche di Credito Cooperativo dell’Emilia Romagna.

Dati economici, dunque, più che preoccupanti che presentano un ulteriore indebolimento rispetto al 2012: il fatturato con il –10,12% tocca il livello più basso dal 2008; crollano gli investimenti che con il –45,3% registrano anch’essi il livello più basso dal 2008. Unico segnale positivo è per il fatturato estero che registra, dopo 4 trimestri consecutivi di segno negativo, un valore tendenziale del +59%, non sufficiente, tuttavia, a compensare il crollo della domanda interna.

Inoltre, continua la stretta creditizia che ha visto contrarre i prestiti alle imprese di un –3,6% tendenziale, il che significa ben 38,7 MD di prestiti in meno alle imprese, nel periodo maggio 2012 –maggio 2013.
Il settore delle Costruzioni, dopo un secondo semestre 2012 di lieve ripresa, registra un calo del fatturato pari a -18,1% e tocca il livello più basso dal 2008. Continua la crisi del settore legno che registra un calo tendenziale del fatturato pari al –20,8%.
“Vedremo nelle prossime settimane – commenta Gabriele Morelli, Segretario CNA Emilia Romagna – se pure i dati del secondo trimestre confermeranno questa tendenza, come purtroppo temiamo, in quanto nei mesi scorsi, anche il panel dei nostri imprenditori che utilizziamo come Osservatorio privilegiato per l’ascolto di attese e previsioni, aveva già anticipato il permanere di forti difficoltà ancora per tutto il 2013.”Per l’artigianato e la micro-piccola impresa, in questi numeri vi è la conferma di una particolare pesantezza della crisi, che deriva soprattutto dalla scarsa domanda interna. “Infatti, - prosegue Morelli - lo stesso segnale positivo registrato dall’export, pur molto importante in sé, in queste dimensioni d’impresa riguarda un numero limitato di aziende che non riesce assolutamente ad attutire gli effetti del calo del fatturato interno. Ecco perché sono urgenti politiche anticicliche che mettano velocemente in circuito risorse in grado di spingere fatturato ed investimenti. All’intervento sullo sblocco dei debiti della Pubblica Amministrazione debbono essere associati interventi di riduzione della pressione fiscale sui redditi bassi e sulle piccole imprese, per ridare fiducia nel futuro e rimettere in moto un meccanismo di produzione e distribuzione delle risorse a beneficio di ampie fasce di cittadini.”
Le stesse classifiche europee sulla competitività uscite in questi giorni, evidenziano un arretramento molto significativo e pericoloso delle regioni italiane, anche di quelle più forti (le prime due Lombardia ed Emilia Romagna si collocano solamente al 128° e 141° posto di un totale di 262 regioni europee).
Il peso dei problemi dell’Italia sulle sue “locomotive” produttive sta compromettendo la loro capacità competitiva rispetto alle regioni europee più dinamiche e ciò comporterà ulteriori difficoltà per la ripresa economica dell’intero Paese.
“Insomma – conclude il Segretario CNA – con questi dati e di fronte a questi scenari non possiamo solamente sperare in una qualche ripresa trainata da altri, poiché non potrà che essere una “ripresina” e, quindi, assolutamente insufficiente a risolvere i nostri problemi a partire dalla ripresa occupazionale. In questo scenario, infine, occorre anche ricordare come, nonostante la crisi, l’unico fattore che aumenta, sia il debito pubblico trainato da una spesa centrale inarrestabile. Per non rendere vani tutti i sacrifici e le politiche che si dovranno mettere in atto, serve un intervento rapido e con misure forti capace di abbattere significativamente il costo di funzionamento della PA, con semplificazioni e riduzione di livelli organizzativi generalizzate e radicali”.